Non ci rimane che un’amara ironia
Il quadro delle vicende politiche italiane è
ormai di uno squallore unico. Sulla questione della riforma elettorale i
partiti si accordano al minimo comun denominatore per trovare uno straccio di testo
(infimo per altro – alcuni commentatori dicono peggiore del Porcellum – il che
è tutto dire).
Tutti, proprio tutti, pensano solo alla propria sopravvivenza e
a generare una posizione di partenza privilegiata. Il bene del Paese, la
governabilità? Ma chissenefrega. Eppure ci sarebbe il tempo per ragionare e
trovare un accordo e una maggioranza migliore. No, meglio (chissa perché!)
elezioni anticipate (o affrettate) a cinque mesi dalla scadenza naturale della
legislatura. Con una legge pastrocchio che, nella migliore delle ipotesi,
porterà dritto l’Italia alle larghe intese PD-FI. Risultato: un totale
immobilismo quando sarebbe ora di muoversi, cambiare ritmo, fare le giuste
riforme per il lavoro, la crescita economica, i diritti. Non parlo dei
contraccolpi sulla finanza internazionale perché non ci capisco nulla, ma sarà
una catastrofe greca.
Renzi è il peggior gaglioffo della
situazione. Freme per tornare al volante
di palazzo Chigi, solo che troverà un freno
a mano. E’ ambizioso il ragazzo, ha da sistemare questioni di famiglia
(estesa) e conti da far pagare ai suoi avversari interni per lo più. E’ questa
la cosa orrenda e ridicola: si attaccano i sodali a sinistra, si ammicca al
nemico a destra. E gli scissionisti del PD contraccambiano con uguale odio e
livore. Lo dimostra la ridicola farsa dei voucher: è materia così grave da
mettere in crisi un governo? Una qualche regolamentazione dei “lavoretti” e del
loro compenso bisognerà pur farla. Ma il PD (Poletti e il governo) insistono
per permettere l’accesso ai voucher
anche per le piccole imprese (perché mai se sono imprese?), gli antagonisti
(ispirati dalla rancorosa Camusso) non li vogliono proprio. Così la casalinga
che deve fare la salsa di pomodoro o ripulire il prato dalle erbacce pagherà il
ragazzotto in nero e chi si è visto si è visto. Soluzione all’italiana:
chiudere gli occhi e continuare come sempre si è fatto.
Il miglior modo per non risolvere
problemi è far finta che non esistano. In Parlamento giacciono disegni di legge
approvati per metà (da una sola Camera, perché ahimè abbiamo voluto mantenerne in
vita due, parallele e gemelle) che, con la fine della legislatura, decadranno e
bisognerà cominciar daccapo. Ius soli, fine vita, processo penale, reato di tortura, codice
antimafia, legalizzazione cannabis a scopo terapeutico: tutto spazzato via, un
lavoro di anni per cinque mesi di legislatura interrotta a fine corsa. Come se
un atleta che vede la fine, il traguardo, abbandonasse la corsa così, per
nulla, perché glielo ha detto la mamma, “guarda che prendi il raffreddore!”.
Mio Dio che insipienza tragica! O c’è del calcolo, una strana convergenza di
interessi? Sarebbe il caso di non pagare i parlamentari che non hanno finito il
lavoro. Altro che pensione a 65 anni!
Renzi corre e il M5S fa i salti di
giubilo. Perché non è detto che la coalizione PD–FI funzioni davvero.
Potrebbero mancare i numeri e il vento delle elezioni virare verso i
pentastellati che potrebbero trovare un facile alleato tanto per governare o
tentare di farlo. Si potrebbe dire: poco male, mettiamoli alla prova, vediamo
cosa sanno fare anche loro, sono il nuovo che avanza. Sì, giusto. Solo che
vorrei sapere con quale programma vorranno governare perché nelle loro
forsennate urla e raduni di piazza e social hanno detto di tutto e il contrario
di tutto. Ci porteranno fuori dall’euro e con quali garanzie? Grillo sarà il
“grande vecchio” di personaggini scelti con qualche clic sul web? Renzi è così
incosciente che gioca questo rischio sulla pelle del paese. O ha segrete carte
per fare come Maduro?
Alfano ha la bava alla bocca per
come l’ha trattato Renzi. Vittima anche lui della realpolitik del fiorentino
doc. Alleato “sacrificale” (ha abbandonato il capo per sostenere il governo del
piccolo inciucio), con il premio di molti ministri nonostante il pugno di voti, ministro dell’interno e degli
esteri del tutto imbelle, ora paga la sua incapacità con una legge elettorale
che lo sbatte probabilmente fuori. Qui Renzi ha ragione: se dopo anni di
governo con tre/quattro ministri non superi il 5% vuol dire che non vali una
cicca. E poi perché continuare con il piccolo inciucio se vedo all’orizzonte il
grande inciucione?
Non scherziamo, anzi ridiamo perché
ne vedremo delle belle. Abbiamo rottamato politici navigati perché “vecchi” e
ora corriamo a un accordo con un
imbesuito ottantenne che non sa quello che dice. Ma ci rendiamo conto di quanto
tutto questo è ridicolo?
Infine la ciliegina sulla torta.
Pisapia vuole federare un nuovo centro sinistra con un po’ di rottami e
cespuglietti per dar vita a una coalizione che si proponga alleata del PD per
un governo tutto di centro-sinistra. Un nuovo ulivo. Ma come è pensabile tutto
questo con l’attuale posizione del segretario del PD e le contrapposizioni
violente in atto? Amo Pisapia, è stato un sindaco eccezionale, amo la sua voglia di unione e di governabilità
chiara e trasparente, ma la realtà di oggi purtroppo è contro questo progetto
fantapolitico. E sono contro i cosiddetti poteri forti o non forti in Europa.
Non ci resta che ironizzare su
tutto, pensando che lo stellone italiano funzioni ancora una volta. Questo
stellone potrebbe chiamarsi Sergio Mattarella che, con un colpo di reni e di
giusta autorità paterna, dica no allo scioglimento delle Camere e inviti il
Parlamento a concludere dignitosamente il suo lavoro, soprattutto a dar
vita a una legge elettorale che sia
costituzionale e garantisca rappresentanza e governabilità. Quante volte si è
detto tutto questo?
Avrebbe contro quasi tutti ma cosa
potrebbero mai fare se Gentiloni, invitato dal Presidente, non si dimettesse? Il suo partito, il PD, gli farebbe mancare la fiducia? O ci penserebbe Alfano per suicidarsi? Stiamo a guardare, non possiamo far altro se non dare punti di affidabilità e dignità per ricordarcene poi, nelle urne.
Amoproust, 3 giugno 2017